Come si contano i fulmini
Come si contano i fulmini

Sempre più spesso, durante le previsioni meteo, sentiamo che, durante una perturbazione sono caduti una ben definita quantità di fulmini.

E’ noto che, ogni secondo sulla terra vengono scoccati dai 3 ai 5 fulmini, ma come si ottiene un calcolo cosi preciso?

Affinchè venga scoccato un fulmine serve un conduttore (la nuvola) che metta in collegamento due zone a diverso potenziale elettrico; le zone a diverso potenziale possono essere il cielo e il suolo, ma è possibile avere a diverso potenziale anche due zone del cielo stesso. L’enorme differenza di potenziale tra le due zone innesca una scarica con conseguente emissione di luce visibile.

Il “Fulminometro”, questo sconosciuto

Ma come si fa a contare quanti fulmini si generano durante un temporale? Negli ultimi anni è stato messo a punto uno strumento, chiamato fulminometro capace di localizzare, e quindi contare, ogni singola scarica durante un temporale. Per contare i fulmini si utilizzano una serie di sensori, o più precisamente antenne elettromagnetiche, in grado di valutare la variazione del campo elettromagnetico circostante.

Tali antenne sono distribuite su un’area generalmente vasta e inviano i dati raccolti ad un centro di calcolo; il centro di calcolo ricostruisce l’istante e la posizione della scarica e cataloga il tipo di fulmine in base ai suoi parametri elettrici caratteristici:

  • ampiezza di corrente;
  • intesità;
  • polarità.

Le stazioni di rilevamento hanno due tipi di sensori: un primo ad altissima frequenza (VHF, fino a 110-118 MHz) che misura le differenze di fase delle onde elettromagnetiche ricevute da più antenne. In poche parole, ci sono delle antenne spia che inviano costantemente un segnale noto e invariato: se l’antenna VHF riceve il segnale di partenza alterato vuol dire che c’è stata una scarica e, analizzando i segnali provenienti da più antenne, è possibile risalire alla direzione di provenienza. Questa tecnica di rilevamento è chiamata interferometria. A fianco del VHF c’è un sensore a bassa frequenza (LF, da 300 Hz a 3 MHz) che, con una tecnica analoga individua se la scarica ha raggiunto il suolo.

Un sistema di calcolo centrale elabora cosi i dati così raccolti e li sovrappone alla cartina geografica della regione e tenendo l’esatto conto di ogni singolo fenomeno.